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Testimonianza Dott.ssa Ornella Spagnolello

Rifletto sul senso racchiuso dalla parola opportunità.

Si ha l'abitudine a credere che l'opportunità sia qualcosa al di fuori di noi, piuttosto una circostanza o meglio coincidenza legata in maniera più o meno immediata ad un esito a noi favorevole. Eppure vi è una sostanziale differenza tra l'opportunità che ci viene concessa e quella che per un misterioso motivo andiamo cercando.

Forse l'essere uomo coincide proprio con l'obbligo viscerale di poterla ricercare, fosse anche oltremare, la propria opportunità, ma anche con il compito più spirituale di adoperarsi per crearla, concedendola agli altri.

Mi trovo nella Repubblica Democratica del Congo, in un ospedale pediatrico della periferia di Kinshasa.

In altre parole, tra il nulla e l'addio. Come spesso accade nelle aree più degradate del terzo mondo l'ospedale si ritrova ad adempiere un ruolo in primo luogo sociale, oltre che sanitario. Qui i bambini vengono abbandonati, spesso perché malati.

In un paese dove il tasso di istruzione e' inversamente proporzionale a quello di povertà, dove la miseria precede ogni principio di moralità, la malattia e considerata una colpa oltre che la peggiore delle profezie.

Li chiamano i bambini stregone e la loro inesorabile accusa si regge su tutti quei comportamenti o condizioni fisiche che non vengono comprese, giudicate pertanto socialmente inaccettabili.

Mi trovo qui perché ne ho avuto l'opportunità.

A somministrarmela e' stata la Dott.ssa Anne Falcou, un anno fa, di rientro dalla sua seconda spedizione umanitaria.

Anne e' una eccellente neurologa, oltre che amica.

Da tempo si occupa di un programma di formazione ed assistenza dei bambini epilettici all'interno di questo ospedale/orfanotrofio.

D'altra parte, ciò che viene considerata pura stregoneria per il congolese medio, non e' necessariamente compresa ed accolta come bisogno reale da parte di chi indossa un camice.

Sono passate due settimane da quando ho messo piede qui per la prima volta.

Ricordo bene quel preciso momento, fatto di quel sentimento a tratti conflittuale di mistero e paura che di regola si nutre verso ciò che a noi e' estraneo ed imprevedibile. Ma serbo ancor più nitido quel senso di irrimediabile impotenza che si frappose tra me, piccola europea con due valigie cariche di farmaci e manichini, ed un continente che chiede disperato aiuto.

C'è di buono che il senso di inadeguatezza talvolta ci insegna come ogni cosa abbia il suo punto zero, dal quale non si può che muoversi.

Fu cosi che armate della sola tecnologia di cinque manichini gonfiabili, un osso in polistirolo ed una modesta scorta di aghi ad intraossea, io ed Anne abbiamo trasmesso i principi del primo soccorso a tutto il personale della struttura ospedaliera, a partire dal giovane medico della terapia intensiva pediatrica fino alla maman lingala di mezza età.

Oggi alla Pediatria di Kimbondo a tutti è dato riconoscere e reagire di fronte ad un arresto cardiaco secondo il metodo American Heart Association, nonché affrontare il soffocamento da corpo estraneo attraverso le manovre base di disostruzione delle vie aeree.

Al gruppo dei medici abbiamo poi proposto un corso avanzato sulla gestione farmacologica dell'arresto cardiaco, corredato da una lezione teorico pratica circa la modalità di accesso intraosseo.

Sono passate due settimane ed ora so di rischiare la vita in Congo ai prodromi di una guerra civile ne è valsa la pena.

In questa notte di mezz'estate una bambina di sei mesi di nome Clara ha fatto accesso al nostro ospedale in pieno shock ipovolemico, dopo una settimana di sola febbre e diarrea.

Il medico di turno non riesce a reperire un valido accesso venoso, e dopo qualche fallimentare tentativo, forte di quanto appreso, un attimo prima di desistere prende coraggio ed ecco il risultato..

Questa mattina passo a trovarla, e Clara mi ricopre di sorrisi.

Ha avuto la sua opportunità.

Maman, figura professionale a tratti romantica paragonabile al nostro OS


Un ringraziamento per il loro prezioso sostegno al mio Gruppo AGAPE (Anne Falcou, Luca Basili, MartaTosatto, Chiara Di Maggio, Gaia Castana, Sofia Pia Dinoia ed Anne Marie Hufty) ed ai mie professori di scuola (Prof. Giuliano Bertazzoni e Prof. Riccardo Lubrano)

Dott.ssa Spagnolello Ornella

Specializzanda in Medicina d emergenza ed urgenza

Sapienza, Roma