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Stregato da Kimbondo (Andrea Peressutti cooperante di AGAPE)

Sono passati piĂą di quattro anni da quando ho messo per la prima volta piede in RDC.

In quel momento, l’aereoporto dava pittosto l’impressione di un grande Bazar in cui soffocare, nella calca della gente che si riforniva di pacchi e bagagli. Gli sguardi ti si stringevano addosso da ognidove, indagatori ed invadenti.

Il buio della sera velava Kinshasa, nel tentativo di mascherarne i paradossi; così mentre l’aria afosa di Aprile preannunciava l’arrivo dei forti temporali che caratterizzano la fine della stagione delle piogge.

In quel momento non immaginavo ancora che Kinsahsa “la Belle” avrebbe mai potuto stregarmi per così lungo tempo.

La Pediatria di Kimbondo si trova a circa 30 Km dalla capitale e la sua vastità s’impone fin da subito nello sguardo, resa ancor più vistosa dalla sua vallata ricca d’intrecci di fiumi e foreste.

La Pediatria, trovandosi distesa su una collina ne riceve tutti i benefici di un’aria tersa e benevola, ma si trova continuamente a combattere contro piogge che ne erodono i fianchi.

Le giornate iniziano presto, o per meglio dire non finiscono mai. Si può percepire la frenesia che vi regna, nella sua miscela di genti che si affollano in ogni angolo.

Alle prime ore dell’alba, i familiari che hanno assistito i propri cari durante la notte si rinfrescno alle fontane; si alzano le voci dei bambini che si preparano per la scuola; il personale si alterna all’entrata per il cambio del turno di lavoro; alle porte della Pediatria si affacciano operai alla ricerca di un impiego giornaliero; le commercianti si radunano nello spazio antistante al portone d’entrata dando vita ad un piccolo mercato dove pazienti e personale possano trovar sollievo nelle calde giornate.

La parte medica e quella di orfanotrofio convivono insieme all’interno di un’esteso terreno, ed è stato stimato che fra personale impiegato, bambini ospiati e pazienti, ruotino attorno alla Pediatria circa mille persone al giorno.

E’ forte ancora l’emozione provata nei primi passi alla Pediatria, così come il disagio nel sentire che un’esperienza molto profonda si apriva davanti a me.

E’ nell’aprile 2013 che sono entrato in “Casa Patrick”. Questa casa accoglie bambini con diversi gradi di disabilità. E’ stato un inizio particolarmente impeganativo da un punto di vista emotivo e che spesso mi ha fatto sentire inerme. Tutte le persone che vi operano sono impegnate in un costante e faticoso lavoro, ma è l’amore con il quale giornalmente si dedicano ai bambini che dona valore ad ogni singolo aiuto. I bambini ospitati sono a tutt’ora poco meno che un centinaio. Mi hanno insegnato come stare in mezzo a loro; mi hanno mostrato la loro vita, le loro gioie e le loro paure. Sono questi bambini che con pazienza mi hanno insegnato una nuova lingua e necessariamente nuovi modi per comunicare. Mi hanno fatto vedere il loro coraggio e i loro sogni di vita.

Andrea Peressutti